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Ho letto che in questi giorni si tiene ogni anno in India la festa degli aquiloni (se non sbaglio dovrebbe iniziare proprio il 14 gennaio), e pare che sia una ricorrenza molto sentita, perché quello che da noi è solo un gioco in India è una tradizione che si tramanda per generazioni, dove si impara fin da bambini a far volare il patang, il tipico aquilone indiano.

Mi piace pensare che ci sia una festa dedicata all’aquilone: trovo che sia un gioco interessante, capace di farci volare restando con i piedi per terra. È curioso che qui da noi sia chiamato anche cervo volante: fa pensare a un animale in grado di volare, dunque, ma non è l’asino che vola e non è uno scherzo…questo cervo vola sul serio.

Ricordo che una volta, tanti anni fa (ero adolescente, quindi parliamo praticamente della preistoria), un ragazzo che conoscevo mi portò un pomeriggio in un luogo all’aperto per far volare un aquilone che aveva costruito lui stesso. Per molto tempo ho ricordato con una certa ilarità quel pomeriggio: allora mi sembrò così strano passare un pomeriggio a far volare un aquilone!

Oggi, da adulta (o almeno l’anagrafe dice che lo sono) ci ripenso con un altro spirito, e capisco quanto possa essere in fondo liberatorio costruire un oggetto che ci induca in qualche modo a guardare in alto…

Menuccia

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